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XLII Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana

Le Giornate chiamano...Salvatore risponde...Un dono di Dio per me!
04 aprile 2024 MCLI Zimmerberg

In data 18 gennaio fino alla domenica del 21 gennaio 2024, a Torino-Valdocco, Casa Madre dei Salesiani, la 42° Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana (anno pastorale 2024).

Un evento di comunione e fraternità, di convivialità e di gioia tra sacerdoti, suore, operatori salesiani giovani ed adulti che Don Bosco ha sempre sognato e che ogni anno si incontra per discutere un tema specifico guidati del Rettor Maggiore nella persona del Cardinal Ángel Fernández Artime.

Il tema di quest’anno dal titolo: “Il sogno che fa sognare. Un cuore che trasforma i ,lupi’ in ,agnelli” mi ha visto coinvolto in prima persona quale membro dell’Associazione dei Salesiani Cooperatori della provincia tedesca. L’unico tra l’altro.

Al centro dunque della riflessione elaborare, attualizzare nelle parole e nei gesti una proposta pastorale che riaccenda quel desiderio di amore che Dio ha per ciascuno di noi. Un sogno, segno della sua chiamata e del suo amore, per tutti i membri della Famiglia Salesiana nel secondo centenario del sogno che Giovanni Bosco fece ai Becchi e che ci ha lasciato scritto nelle sue Memorie dell’Oratorio” (don Joan Lluìs Playà, Delegato del Rettor Maggiore per il Segretariato per la Famiglia Salesiana)

Come negli ultimi anni l’appuntamento ha visto la partecipazione a Torino di circa 360 salesiani; appuntamenti trasmessi in diretta streaming con la traduzione simultanea in quattro lingue, consentendo così a tutti i non presenti fisicamente di formarsi ed informarsi permettendo così quello spirito di unione e comunione con tutte le famiglie salesiane presenti nel mondo.

I momenti di gruppo sono stati un elemento fondamentale delle Giornate di Spiritualità. Sono stati un’occasione per conoscersi, scambiarsi esperienze e soprattutto arricchirsi reciprocamente: “quanto è bello e gioioso stare insieme.”

La finalità di questo incontro “globale” è stato quello di invitare tutti a ritornare alle fonti, alle origini, a quella spiritualità salesiana necessaria per far accrescere nel cuore della Chiesa stessa la grandezza di Don Bosco e del suo essere Santo. Uno sguardo particolare è stato riservato ai giovani quali destinatari del sogno di Don Bosco. Abbiamo cercato criteri, azioni concrete affinché questa gioventù “metta” una marcia in più affinché il Vangelo di Cristo raggiunga il cuore di ogni uomo attraverso una creatività sempre più grande ed un rapporto sempre più entusiasmante all’interno delle comunità e nella vita ordinaria di ciascuno.

Non a caso l’immagine che il Santo ha lasciato ai suoi figli prevede “agnelli” che diventino “pastori”, ed è questa la dinamica costante dell’esperienza dell’oratorio: i “lupi” radunati e accolti con amorevolezza che incarnano la vita nuova che in Gesù trova il suo compimento e nell’educativa la sua realizzazione.

 Avviandomi alla conclusione condivido due aspetti che più mi hanno caratterizzato in questa magnifica esperienza e che sintetizzo in due domande cui seguiranno le mie rispose. La prima domanda è la seguente: che impatto hanno avuto su di me in queste giornate? E la seconda domanda: quale è il sogno che Dio desidera da noi Famiglia Salesiana in un mondo che cambia?

Alla prima domanda segue questa mia risposta studiata, meditata, pregata:

 In questi giorni di bellissima esperienza non solo ho potuto respirare l’unicità di una Chiesa che cerca di esprimersi nel mondo alla luce del Vangelo ma ho potuto percepire come la spiritualità di Don Bosco possa rendere ancor più possibile, palpabile l’Evangelo di Cristo in tutti gli ambiti della vita pastorale. Da qui il mio impegno concreto, quale operatore salesiano, di non far morire il sogno di Don Bosco a Valdocco. Valdocco deve piuttosto diventare il mio punto di partenza dove Vangelo e missione si incontrano in un preludio di Amore verso tutti i fratelli che incontriamo nel nostro cammino. Da questa esperienza, dunque, la certezza di dover continuare a sognare come Don Bosco ha sognato e desiderato, attivarmi per decifrare ogni giorno, in ogni istante della mia vita il sogno che Dio ha su di me ben sapendo che questo non mi viene rivelato una volta per sempre, ma ha bisogno di continui aggiornamenti! Se Don Bosco mi ha conquistato, se lo spirito salesiano mi abita, ed è ormai parte della mia vita e scandisce ogni battito del mio cuore, dei pensieri e dei desideri allora non posso fare a meno di interessarmi di tutti coloro che il Creatore mi dona soprattutto i giovani e di accompagnarli, come ha fatto Don Bosco, nella scoperta sorprendente e incoraggiante del sogno che Dio ha su di loro.

 Relativamente alla seconda domanda la mia personale risposta è la seguente: Il sogno di Dio per la Famiglia Salesiana oggi è certamente lo stesso sogno assegnato a Don Bosco all’età di nove anni. Oggi Cristo questo mi chiede e ci chiede: “Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare. Renditi umile, forte, robusto e non con le percosse ma con la mansuetudine e con la carità dovrai guadagnare questi tuoi amici.”

Il vero Cristiano non è colui che si riempie la bocca di mille parole. L’autenticità del nostro essere credenti in Cristo e che ci fa discepoli del maestro è l’umiltà e la pazienza del cuore. Se non si è umili il giovane incontrerà solo ostilità, allontanamento, pochi propositi di bene. Se invece si ha la capacità di rivestirsi degli stessi sentimenti del Maestro aiutati ed animati dallo spirito salesiano allora possiamo far sorgere come sole nel cuore di ogni fratello e di ogni sorella la bellezza del Vangelo.

Questo è ciò che ho appreso da questa esperienza.

 Oggi più che mai occorre entrare in una prospettiva nuova, al centro della quale sta non solo l’Istituto Salesiano, ma soprattutto la spiritualità del nostro magnifico Don Bosco ossia la «Fraternità spirituale». Essa è costituita da tutti coloro che, pur trovandosi in forme e condizioni di vita diverse, riconoscono in questa particolare spiritualità un aiuto forte, significativo, per il loro essere autenticamente uomini/donne appartenenti a Cristo, a servizio del regno di Dio.

Occorre dunque imparare a sentirsi più famiglia, famiglia universale e respirarne la sua bellezza ed unicità.

 Desidero concludere con le parole del Rettor Maggiore: “Don Bosco 200 anni dopo, non ha altre mani, occhi, cuore che i nostri! Dio continui a benedire il carisma di Don Bosco certi che la prova di questa consapevolezza siamo tutti noi circondati da migliaia di giovani”.

Auspico a me e a tantissimi giovani di poterci rincontrare in un futuro incontro.

 

Salvatore Marra